domenica 19 agosto 2012

Credere è una faccenda sporca

Grande quadro di M. Massari, 2007, dal titolo “Stato attuale”. Pannello ispirato a “Il quarto stato” di Pellizza da Volpedo.
Opera esposta nel salone della Casa Di Riposo Don Angelo Colombo di Travagliato (BS)
Ho molti amici che si professano atei. Non solo: si professano ostili a qualsiasi forma religiosa.

Secondo me, tanti di questi amici sono molto vicini a fare concretamente per il prossimo quanto piace al Padre in cui credo. Spesso più vicini di quanto lo siano tanti altri che si professano invece credenti.

Alcuni amici pensano che credere significhi avere un amico immaginario: dimenticano che ci sono amici lontanissimi ed assenti che, non per questo, cessano di essere amici veri.

Credere non significa confidare in qualcuno che faccia quanto ritieni per te conveniente: salute, benessere, serenità, amore, gioia…

Credere non significa confidare in qualcuno che castiga chi ti offende ed abbatte i tuoi nemici.

Credere significa confidare nel Padre che ti ama da sempre ed incondizionatamente, anche e proprio nei momenti in cui ti sembra totalmente insussistente o avverso al più elementare buon senso umano.

Questo affidarsi non è cieco abbandono e passiva indolenza, ma è impegno, lotta e sacrificio generoso: è mettersi al fianco di chi ha donato la vita per la Vita.

Senza sangue, sudore, fango ed ogni immondo umore umano, donato per sollevare dal dolore chi rischia di affondare nella disperazione, non c’è autentico Cristianesimo.

Il Gesù in cui il cristiano crede non è un Dio che fa un nobile e solenne gesto tracciato con le dita nell’aria per sancire: «gli sporchi peccati dell’umanità sono da ora rimessi». È un Figlio d’uomo che prende schiaffi, sputi, frustate e chiodi nella carne fino a morirne. Troppo schifoso per piacere a chi preferirebbe un Dio che con un gesto cancella l’oceano indicibile di dolore creato ogni giorno da ciascuno e dall’umanità intera.

Per questo Gesù scandalizzò, sapendo di scandalizzare, quando proclamò sé stesso pane e vino.

Mangiare carne e bere sangue umano: quale smisurata oscenità può anche solo affiancarsi a questo orrore?

Il cristiano non crede in qualcuno che lo compiace, ma in Qualcuno che lo mette in gioco, sfidandolo a seguirlo sul terreno di incredibili utopie.

Credo che l’uomo non possa essere Uomo se non perseguendo queste incredibili utopie di bene, solidarietà, fratellanza, perdono… che tutte si fondono nella semplice definizione di Amore.

Amore non è però un cuoricino disegnato sulla sabbia o su un vetro appannato, non è un fiore profumato o una stella perduta nella notte.

Amore è prende schiaffi, sputi, frustate e chiodi nella carne fino a morirne; patire ma non risentire.

Non è bello. Molto più pulito ed elegante cavarsela con riti tranquilli e disciplinati, con graziosi salmi edificanti e gesti cerimoniali. Proprio ciò che tanti cristiani si aspettano da una religione che sarebbe, questa sì, vero oppio dei popoli.

Uscendo da Messa ho sentito un padre inveire contro le parole ed il sacerdote che le aveva pronunciate nell’omelia. Parole scandalosamente sporche di lacrime e sangue, vergognosamente schierate dalla parte dei deboli. In sintesi, parole di politica in chiesa! Quale vergogna!

Proprio come le parole e le azioni di quel Gesù che non perdeva mai occasione per scandalizzare con il suo imprevedibile amore scribi e farisei.

martedì 24 luglio 2012

Il mondo non diventerà mai un sogno, ma sono i sognatori che cambiano il mondo


Il mondo non diventerà mai un sogno, ma sono i sognatori che cambiano il mondo.

Questo ho pensato al termine della visione di questo film.
Un'oretta di visione alternativa alla deprimente programmazione televisiva.
Non c'è da divertirsi, ma c'è da pensare.
Il che, di questi giorni, aiuta a vivere.

Credo che Heidemarie Schwermer intenda porre una questione etica fondamentale con l'esempio.
La soluzione non sta nel comportarci tutti come lei, ma nel porsi le stesse domande e nel trovare ciascuno la propria risposta.
Se sentiamo come nostro il suo pensiero, espresso dalle parole "il mondo, così com'è... non riesco a sopportarlo", significa che non intendiamo rassegnarci alla violenza, al soppruso, alla morte.
Questa ribellione e questa lotta è ciò che ci fa realmente umani nel senso vero e pieno del termine.

mercoledì 18 luglio 2012

Brescia attraversata dal biondo e morbido torrente Garza

Sto facendo una ricerca su stampe antiche di Brescia.
Stavo cercando di capire se il poeta latino Catullo avesse realmente scritto
«Brixia, Cygnęa supposita in specula»
visto che nei codici antichi si legge piuttosto "Cycnæ", il che avrebbe un senso compiuto (di Cycno - Cidneo).
Nel PDF  http://www.ccdc.it/UpLoadDocumenti/Brescia-Catullo.pdf
una interessantissima analisi sulle parole
«Brixia Cycnæ supposita speculæ
flavus quam molli praecurrit flumine Mella».
Catullo non ha forse mai scritto "Mella" ma piuttosto "Melo" oppure "Mello" che dovrebbe essere il nome antico del torrente Garza, dal momento che il Mella NON attraversa Brescia.
Infatti Bagnolo Mella è attraversato dall'antico alveo del Garza, NON del Mella (a dispetto del nome del paese!). Il Garza sfocia nel Mella all'altezza di Manerbio.
Inoltre il Mella non è quasi mai "flavus" mentre lo fu il Garza (Melo?) a causa degli usi artigianali cittadini.
Il torrente Garza davanti a San Faustino, seconda metà del Settecento. Una delle figurine è un pescatore!

« ... Brescia, sottoposta alla specola di Cycno
percorsa dal morbido e biondo Melo».

Garza non è infatti il nome originale latino, ma sembra derivare dal longobardo "Wardia" e dal reto-latino Gava – Gavera, dunque è una denominazione relativamente tarda.
In località Folzano, Aspes, Borgo Poncarale, il vecchio alveo del torrente Garza è infatti denominato Melö oppure Molone.

sabato 19 maggio 2012

Parola d'insegnante!

Voglio condividere le parole di impegno e di coraggio di una insegnante.

Hanno ucciso una studentessa , volevano evidentemente avere altre giovani vite sacrificate. Hanno pensato che fosse facile e di innescare sfiducia e scoramento. Ma noi dopodomani torniamo a scuola, e quando parleremo ai nostri alunni di civiltà, umanità, valori e di tutto il resto, forse finalmente ci ascolteranno e cominceranno a pensare che non stiamo raccontando di cose dell'altro mondo. Hanno colpito e ucciso una vita di 16 anni, ma spero abbiano colpito e svegliato la testa di tutti i suoi compagni d'Italia.
Io spero solo che questo attentato si riveli una potentissima arma a doppio taglio, che si ritorca loro addosso tutto! Che succeda che i ragazzi soffrano, capiscano e ricordino per sempre. Che rimanga il dolore sulla loro pelle, che si scuotano e piangano davvero, che lo stupore per tanta malvagità li aiuti ad uscire dal loro torpore e dall'apatia che tutto accetta.
m.p.c.

mercoledì 29 febbraio 2012

La cicala di Fabio Luzietti

Fabio Luzietti, classe 1969, è al suo romanzo d’esordio, una storia vagamente autobiografica che prende spunto dalla malattia genetica con cui combatte da quasi vent’anni. Diplomato al Liceo Classico Raffaello di Urbino, laureato in giurisprudenza, appassionato di letteratura fin dall’infanzia, nel 1993 scopre di essere afflitto da ALD, la malattia genetica trattata nel film L’olio di Lorenzo. Un percorso che lo porta fino alla sedia a rotelle, senza impedirgli di costruirsi una vita “normale”.

Una storia lunga quindici anni, fra speranza e amore, sofferenze e soddisfazioni, anni di continue lotte contro il destino. Una grave malattia, che poco alla volta ti toglie la possibilità di fare molte cose, diventa l’occasione per godere appieno di tutto quello che l’esistenza può ancora offrire. Se lo assecondi, il destino si piegherà alla tua volontà e le cose torneranno ad essere più semplici.

...Uno squillo atroce lo fece sobbalzare mentre affrontava una delle splendide curve che lo riportavano al mare, detestava quelle invasioni della sua privacy mentre si esprimeva al volante. Serena gli chiedeva che fine avesse fatto, lo stavano aspettando per organizzare la serata. “Arrivo in un’ora, aspettatemi.” Spinse ancora più a fondo sul gas, l’immagine di Sara stesa sul suo prato gli faceva dimenticare tutta la stanchezza di quella giornata. Una sensazione strana, mista di gioia e di paura, gli gonfiava il petto, non si sentiva per niente lucido.

Parcheggiò sbandando sulla breccia, a mo’ di sfregio al vicino rompiscatole in agguato dietro la siepe, che si affrettò verso la spiaggia. Serena stava risalendo il vialetto, lo aveva visto arrivare mentre si faceva una doccia,probabilmente gelata.


Sembri una grattugia Serenella”disse Marco, riferendosi alla vistosa pelle d’oca sulle braccia,con un occhio sornione ai capezzoli che sembravano voler bucare il reggiseno.

Vieni qui tesoro, che la faccio venire anche a te”, e senza dargli possibilità di fuga lo inzuppò più di quanto non lo fosse già per il caldo afoso.

Erano tutti accovacciati sulla spiaggia, all’ombra della vela del surf di Giorgio, che stava stuzzicando Sara con un bastoncino. Marco sentì un’ondata di calore salirgli alle tempie e strinse denti e pugni per soffocare l’impulso di fargli male. Poi si accorse che Adele era lì accanto e gli sussurrava qualcosa in un orecchio, guardando lui con occhio malizioso. Lo stavano prendendo in giro, così cercò di recuperare subito la calma e sfoderò il migliore dei suoi sorrisi. Mentre faceva quei pochi metri attaccato al braccio solido di Serena pensò alla sera prima e alla punta di gelosia che aveva colto negli occhi di Sara, per cui decise che si meritava anche lui di patire un po’.Evidentemente non era riuscito per niente a tener nascosto quel che provava, ma in fondo non gli interessava più di tanto…

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sabato 25 febbraio 2012

Il mio sangue è rosso. Di che colore è il tuo?

Il mio sangue è rosso.
Di che colore è il tuo?
Siamo nati strillando
con lo stesso vagito.
Possiamo ridere
con la stessa risata.
Gridiamo il nostro dolore
con il medesimo urlo.
Sappiamo piangere
con le medesime lacrime.
Moriremo emettendo
un identico sospiro.
Siamo fratelli e sorelle.
Che ti piaccia o no.

by Gabriele Chiesa
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